lunedì 15 giugno 2015

Confuso con l'ombra

Non è facile leggere e commentare un libro di una persona che si conosce, che scrive di luoghi e di persone che si frequentano, anche quando sono descritte attraverso un proprio personale filtro ironico e surreale.
Il registro stilistico del libro Confuso con l'ombra, di Stefano Adami, sembra fin dall'inizio la parodia, la recita dell'assurdo, che però rimanda, per chi conosce l'autore, ad una serie di eventi o temi che sono anche  riconoscibili.
La mia difficoltà quindi è stata riuscire a distanziarmi dal gioco del riconoscimento e cercare di immergermi nel flusso della creazione di Stefano, cercando di abitarla come un universo nuovo. Man mano che procedeva la lettura  è diventato più facile intravedere la logica di una assurda mafia degli editori, vivere gli ambienti claustrofobici delle biblioteche e del lavoro  intellettuale,  provinciale o cosmopolita, sentire la sensazione paranoica del giudizio, della valutazione, l'aspettativa del successo o della caduta. In sottofondo rimane la storia della disillusione della seduzione, il rapporto frustrante e sadico con una donna. La ricerca sul linguaggio è uno dei punti di forza del libro, il tentativo di rendere atmosfere e persone ognuna attraverso una cifra linguistica originale.
Invece non mi ha convinto la  sproporzione tra la centralità dell'io-tu narrativo (lo sdoppiamento dell'autore-personaggio) rispetto ai personaggi di contorno: la parodia romanzata, il romanzo surreale avrebbero a mio avviso guadagnato da un maggior approfondimento degli altri, che appaiono invece a volte solo come maschere, figure archetipiche o parodistiche, senza spessore.
Nel gioco di riconoscere Stefano e il suo "brodo primordiale" e allo stesso tempo di distanziarsi e di immergersi nella opera prima di un autore promettente, mi sono comunque divertita e incuriosita dei libri successivi che ha scritto.

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