venerdì 5 ottobre 2012

Galleggiare su un dolore immenso

Sono passati tre mesi e qualche giorno dal momento in cui ti abbiamo perso.
Sentiamo moltissimo la tua mancanza, ma abbiamo anche ripreso a vivere.
In quei terribili giorni avrei voluto che il mondo si fermasse, che tutto si bloccasse. Avrei voluto congelare le nostre vite. Ma non succede così.
Io e tuo padre  stiamo andando al lavoro, Valeria sta andando a scuola, ha ripreso le lezioni di danza e di pianoforte. Giuseppe è venuto a vivere con noi.
La nostra vita scorre, anche se  sembra galleggiare su un dolore immenso che è solo poco sotto la superficie. Basta un niente perchè riaffiori e ci inondi, una tua foto, un vestito, un profumo, una ragazza della tua età, vista per strada, con lo zaino.
A volte penso che sarà sempre così, che questo dolore fa ormai parte della nostra vita e non se ne andrà.
Penso che continuare a vivere sarà galleggiare sul dolore, ogni tanto immergersi e cercare di non sprofondare, poi tornare in alto, a respirare.
Eppure nonostante questo, o forse anche per questo,  la voglia di vivere è più forte che mai.
Voglio vivere a lungo, il più possibile.
Voglio tenermi in salute e vedere crescere Valeria, voglio vedere i suoi figli e vederli crescere.
Mi dicono che sono forte, ma non è questo. Non so cosa significhi esattamente essere forte o debole.
So che ho perso qualcosa di così prezioso, so che le nostre vite sono state ferite così profondamente che la spinta a vivere ogni momento è diventata più potente.
Ogni volta che  sento di lasciarmi andare, che immagino di dormire e non svegliarmi più, risorge una spinta a continuare, comunque. Siamo vivi e abbiamo la responsabilità di dare un senso comunque a questa vita.
Anche quando sembra non averne.
Soprattutto perchè sembra non averne.