giovedì 14 agosto 2014

Le cose belle

Ho visto un film documentario, "Le cose belle", di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno,  che mi piacerebbe  fosse visto e discusso con i nostri figli, con i nostri alunni, con tutti i ragazzi che pensano e si interrogano sul loro futuro. E' un film asciutto e assolutamente non retorico, ma anche commovente e coinvolgente, sulle vite, vere, di quattro ragazzi napoletani. I registi li incontrano per un documentario, commissionato dalla RAI, nel 1999 e poi li vanno a cercare dieci anni dopo, per raccontare come sono diventate le loro vite.
E' un film triste, ma non disperato, lo definirei piuttosto lucidamente melanconico.
Silvana vuole fare la modella, Adele la ballerina, Fabio il calciatore ed Enzo il cantante. I sogni più comuni ancora oggi tra i nostri ragazzi.
Sogni che le pubblicità amplificano, che le trasmissioni televisive rendono quasi a portata di mano, con i reality che offronto uno spicchio di visibilità a chiunque sia disposto a fare una fila per i provini.
Le interviste dei ragazzi che dichiarano con candore e fiducia le loro aspirazioni, anche a volte con un po' di ironia, sono in un tale contrasto con l'ambiente di vita, con le condizioni di partenza, che allo spettatore già prende un morso allo stomaco.
Non ci sono possibilità che questi sogni si avverino.
Dopo dieci anni la tenerezza che ispirava le loro parole diventa tristezza. Silvana si occupa di sua madre malata e di suo fratello in carcere, Adele ha una bambina  e lavora in un night club, come ballerina di lap dance. Fabio ha perso il fratello in un incidente, fa lavori precari. Enzo ha un lavoro di vendita porta a porta, non canta più. Prova anche a coinvolgere Fabio. Lui accetta, ma non è il lavoro adatto e lo lascia dopo poco.
Sono condizioni di vita precarie, al limite, verrebbe da dire incompiute.
La rassegnazione a queste vite, il non aver provato a vedere altro, il non essere stati aiutati a vedere altre prospettive, non solo più realistiche, ma che potessero mettere in discussione anche le condizioni di partenza, è questa la malinconia più forte.
Non solo era incredibile che i sogni si realizzassero, non solo era ingiusto che non ci fossero altre prospettive, ma soprattutto massimamente ingiusto è che non ci siano state le capacità di criticare il proprio destino.
Quello che emerge è che tra i sogni della televisione e la realtà non c'è più un progetto che realisticamente possa costruire condizioni di vita diverse.
Il film rende davvero il senso di un blocco generazionale, tra aspirazioni massificate e improbabili e una realtà immodificabile e insoddisfacente.
E' lo stesso sentimento paralizzante che avverto quando parlo con gli adolescenti che vedo nel mio lavoro, che pure a volte hanno condizioni di partenza più fortunate di Adele e Silvana, Enzo e Fabio. Trovo o aspirazioni irrealistiche o disperazioni assolute. Il sentimento che non ci sia futuro porta a rifugiarsi nei sogni o a rassegnarsi all'esistente.
Mi piacerebbe far vedere questo film e chiedere ai ragazzi cosa avrebbero cambiato nella vita di ognuno dei protagonisti, se avessero potuto farlo, quali consigli avrebbero loro dato, sapendo come sarebbero finite le loro storie. Mi piacerebbe che attraverso quelle vite riflettessero sulle proprie prospettive, anche sulla ingiustizia di certe condizioni.
Adele ad un certo punto parla della scuola: è bocciata già tre volte, sembra che non le importi, sembra soddisfatta di non essersi fatta mettere i piedi in testa, ma poi da grande alla madre rimprovera di non averla aiutata con gli insegnanti, di non averla difesa, come se sentisse di aver perso qualcosa.
Quando i politici del partito che mi ostino a votare dicono che vogliono mettere al centro la scuola, ecco, credo che dovrebbero pensare a ragazze come Adele e Silvana, che non sono state aiutate a vedere quali potenzialità potevano avere. Non perchè la scuola possa risolvere tutto, ma almeno perchè possa essere una alternativa critica all'esistente e non la riproduzione dell'esistente.
Altrimenti l'unica speranza è che qualche regista si avvicini alla vita di un ragazzo come Enzo, con una bella voce e intonazione, lo filmi e poi gli dia uno spazio per esibirsi dopo il film. E' stato bello sentirlo cantare, ma anche, davvero, triste.