Oggi è un
anno da quando Matilde ci ha lasciato.
Siamo qui
per ricordarla e per condividere ancora una volta tutto il dolore che
abbiamo provato e la nostalgia che continuiamo a provare per lei.
Vorrei
cercare di non piangere, ma mi scuserete se qualche lacrima comunque
scorrerà. Ho scoperto in questo anno che abbiamo una riserva enorme
di lacrime.
Tutti quelli
che la conoscevano ricordano i suoi sorrisi.
Matilde
aveva un sorriso splendido. Era una ragazza splendente, anche quando
camminava a testa bassa, anche se non si metteva in mostra e non era
certo la più popolare della sua scuola.
Però se era
fuori con le sue amiche e mi vedeva insieme a sua sorella e Giuseppe
veniva subito a salutarmi. La ricordo sorridente e contenta che mi
viene incontro, con la felpa verde e i pantaloni gialli e le scarpe
con le stringhe di colore diverso una dall'altra, la mano tra i
capelli neri, a tirarsi indietro la frangia che le cadeva davanti
agli occhi.
Era una
ragazza generosa e disponibile, pronta a farsi in quattro per le
persone che amava. Se la sera riceveva una telefonata di un'amica in
crisi ed aveva bisogno di parlare, mi chiedeva di scendere sotto casa
per incontrarla, anche se sapeva che non mi piaceva che uscisse col
buio, mi assicurava che sarebbe stata poco, che era importante. Se
doveva prestare i suoi compiti o dare un aiuto per studiare lo faceva
volentieri, si preoccupava se una sua amica aveva delle
insufficienze, mentre si curava meno delle sue. Una volta siete
andate a Marina e le avevo chiesto di guardare bene gli orari
dell'autobus, ma nonostante la sua assicurazione, nel tardo
pomeriggio mi chiama per dirmi che avevate perso l'autobus previsto.
Non mi restava che venirvi a prendere. Mi ricordo la sua faccia alla
fermata mentre si avvicina allo sportello, il suo sguardo che mi
chiedeva di non rimproverarla, anche se sapeva che ero arrabbiata,
mentre salivate in macchina.
Venivate a
casa e a volte dormivate qui tutte insieme. I vostri pigiama party
creavano confusione e notti in bianco anche per noi. Passavate il
tempo a raccontarvi episodi paurosi, prendevate i film dell'orrore e
poi non riuscivate a dormire. Ma ero contenta di vederla allegra,
aperta, come a volte non era insieme a noi.
Matilde era
curiosa e piena di interessi, amava scrivere, fotografare, amava la
musica e la danza. Leggeva molto, le era sempre piaciuto ed avevamo
l'abitudine di andare insieme in libreria, io andavo a vedere i libri
per me e lei sceglieva le cose che le piacevano, la rivedo piccola,
con i capelli corti e lisci, i blue jeans e una maglietta azzurra,
tra gli scaffali dedicati ai libri per l'infanzia a sfogliare i suoi
preferiti, aveva una passione per Geronimo Stilton. Ora invece mi
chiedeva consiglio su cosa leggere, proprio qualche giorno prima di
quel mercoledì le avevo dato diversi libri che pensavo le sarebbero
piaciuti, per le sue letture estive, li aveva messi nella sua
libreria.
La musica
era una passione che condivideva con noi, ascoltava e sceglieva i
suoi preferiti, amava i Pink Floyd, i Led Zeppelin, i Coldplay, i
Green Day gli Avenged Sevenfold, i Negramaro. La ricordo che provava
a suonare alla chitarra Wish you were here, a volte da sola, a volte
con Martina. Mi prendeva in giro quando io ascoltavo i Marta sui
tubi, lei e Valeria facevano il verso alle mie canzoni preferite e
ridevamo insieme.
La sua
risata, come mi manca la sua risata.
Quando
ballavamo in sala sulle musiche che ci piacevano e poi mi dicevano
che ero una pazza. Quando cantava concentrata, ma mai ad alta voce,
quasi lo facesse solo per sè...e a me diceva che ero stonata. Quando
ballava sul palco del Moderno insieme al suo gruppo di danza e
sembrava così sicura, così spavalda, con la parrucca verde e le
calze a righe.
Era
intelligente e profonda. Tutte le sue insegnanti apprezzavano la sua
intuizione, la sua logica, ma poi dicevano anche che era incostante,
che poteva fare di più. Ma avevamo capito che lei era così, aveva
bisogno di seguire i suoi ritmi, studiava le cose che le riuscivano
meglio, con il resto provava a cavarsela con poco. Però le piaceva
scrivere, aveva una sua pagina su FB, Pensiero stupendo, e nelle sue
cartelle sul computer c'erano ancora altre pagine, alcune ve le
leggeremo oggi, perché sono belle.
Non so se
lei si rendesse conto di quanto valeva, mi rimane il dubbio che non
lo sapesse. In una delle sue pagine si descrive sottolineando tutti i
suoi “difetti”, quelli che la rendevano vera: chiusa, permalosa,
pigra, con la testa tra le nuvole.
Mi piaceva
quando stava sul divano con il computer sulle gambe e scriveva sulle
chat, ma intanto ascoltava anche quello che dicevamo ed a volte
interveniva con qualche battuta.
Era
appassionata di fotografia, come il padre. Le avevamo regalato la
macchina fotografica Canon per l'esame della terza media. La foto che
abbiamo scelto per la locandina del concorso fotografico che le
abbiamo intitolato la rappresenta bene, la rivedo in quella
posizione, con la macchina a coprirle il viso, in tante situazioni,
durante i viaggi, ma anche a casa, mentre fotografava Valeria. La sua
Canon se la portava fuori quando usciva con voi, fotografava tutto,
con un suo sguardo particolare. Mi mancano moltissimo le sue foto.
Abbiamo fatto un viaggio e spesso ho pensato a come sarebbero state
le sue foto, a cosa avrebbe visto Matilde.
Mi piaceva
molto parlare con lei, discutere, si appassionava, anche se non
sempre sceglieva di andare fino in fondo alla discussione, ed allora
si chiudeva.
Metteva
spesso degli schermi, la macchina fotografica, la scrittura erano dei
modi per svelarsi con la mediazione di uno schermo. Non era diretta,
ci pensava prima di esprimere una sua opinione. Mi piaceva quando mi
raccontava del suo mondo, delle sue amiche, delle relazioni a scuola
con i professori, delle cose che le piacevano e di quelle che
detestava. Camminavamo insieme nel corso Carducci e Matilde era
accanto a me, già più alta di me, e pensavo che stava crescendo,
che era così matura per la sua età.
Aveva una
particolare sensibilità nelle relazioni umane, una tendenza a
scegliersi sempre delle amicizie complicate, non banali, un po'
pazze. A volte mi preoccupavo, però ero anche orgogliosa di questo
suo lato.
La sua prima
amica della scuola materna si chiamava Martina, era una piccola
bulla, nel modo in cui può esserlo una bimba delle materne, era una
dura, che si faceva rispettare e che aveva preso sotto la sua
protezione Matilde.
Alle
elementari oltre alle sue amiche del cuore, aveva un particolare
affetto per una bimba che difendeva sempre se capitava che si
mettesse nei guai con le maestre. Alle medie aveva fatto gruppo con
le FUGS, Filippa, Uga, Giuseppa, Saveria, e con altre ragazze, che
sono qui oggi, e che sono state le persone con le quali Matilde è
maturata e cresciuta, anche nelle liti, anche nelle difficoltà,
soprattutto per quelle. Quante volte mi ha parlato di voi, quante
volte abbiamo discusso delle vicende che vi succedevano.
Anche a
danza, al liceo linguistico aveva subito scelto delle amiche
speciali, era inizialmente riservata, ma poi riusciva ad entrare nel
cuore. Diceva di se stessa: “mi affeziono lentamente alle persone”.
E poi c'è
stato il suo amore, quello che l'ha messa in crisi, una crisi che non
ce l'ha fatta a superare, ed in un momento di panico, un tragico
imprevedibile momento di paura, l'ha spinta a fare un gesto assurdo
per tutti noi.
Ho riletto
le pagine che Matilde scriveva al suo amore e sul suo amore, mi sono
anche chiesta se io ho davvero mai amato così, in quel modo pazzo e
assoluto che forse solo un'adolescente può sentire. Matilde si
sentiva completamente in balia di quello che provava, lo scriveva, ce
lo diceva.
So che non
tutti comprenderanno o condivideranno quello che sto dicendo, forse
neanche le persone che sono più vicine, ma mi sono convinta che il
gesto di Matilde è stato un gesto di amore. Ha sacrificato se stessa
per non trovarsi in una situazione nella quale avrebbe messo troppe
persone ed in particolare quelle che amava di più ad affrontare un
problema che le è sembrato irrisolvibile.
Noi sappiamo
che non lo era, che avremmo insieme, tutti, trovato una soluzione, ma
a lei in quel momento tragico è sembrato così. E' stato solo un
momento. Sono anche convinta che se potessimo, solo per un istante,
vederci e parlarci, lei ci chiederebbe scusa ed anche noi le
chiederemmo scusa di non aver capito la sua paura.
Ma il suo
gesto è irreversibile.
Ora lascio
lo spazio alle parole di qualcuno che vorrà ricordarla, noi siamo
qui per ascoltarle.
Poi vorremmo
condividere con voi le sue foto e le sue parole, che una nostra amica
ha cercato di mettere in ordine in un libro in formato digitale, http://www.shorted.eu/2013/06/26/a-volte-il-cuore-2/#.UcyUMUFH5LN,
Nerina
ha trovato il modo di collegare lo sguardo e il cuore di Matilde,
con una intensità che rende pienamente il suo mondo.