giovedì 27 giugno 2013

Per ricordare Matilde


Oggi è un anno da quando Matilde ci ha lasciato.


Siamo qui per ricordarla e per condividere ancora una volta tutto il dolore che abbiamo provato e la nostalgia che continuiamo a provare per lei.


Vorrei cercare di non piangere, ma mi scuserete se qualche lacrima comunque scorrerà. Ho scoperto in questo anno che abbiamo una riserva enorme di lacrime.


Invece vorrei ricordarla sorridendo.



Tutti quelli che la conoscevano ricordano i suoi sorrisi.


Matilde aveva un sorriso splendido. Era una ragazza splendente, anche quando camminava a testa bassa, anche se non si metteva in mostra e non era certo la più popolare della sua scuola.


Però se era fuori con le sue amiche e mi vedeva insieme a sua sorella e Giuseppe veniva subito a salutarmi. La ricordo sorridente e contenta che mi viene incontro, con la felpa verde e i pantaloni gialli e le scarpe con le stringhe di colore diverso una dall'altra, la mano tra i capelli neri, a tirarsi indietro la frangia che le cadeva davanti agli occhi.


Era una ragazza generosa e disponibile, pronta a farsi in quattro per le persone che amava. Se la sera riceveva una telefonata di un'amica in crisi ed aveva bisogno di parlare, mi chiedeva di scendere sotto casa per incontrarla, anche se sapeva che non mi piaceva che uscisse col buio, mi assicurava che sarebbe stata poco, che era importante. Se doveva prestare i suoi compiti o dare un aiuto per studiare lo faceva volentieri, si preoccupava se una sua amica aveva delle insufficienze, mentre si curava meno delle sue. Una volta siete andate a Marina e le avevo chiesto di guardare bene gli orari dell'autobus, ma nonostante la sua assicurazione, nel tardo pomeriggio mi chiama per dirmi che avevate perso l'autobus previsto. Non mi restava che venirvi a prendere. Mi ricordo la sua faccia alla fermata mentre si avvicina allo sportello, il suo sguardo che mi chiedeva di non rimproverarla, anche se sapeva che ero arrabbiata, mentre salivate in macchina.


Venivate a casa e a volte dormivate qui tutte insieme. I vostri pigiama party creavano confusione e notti in bianco anche per noi. Passavate il tempo a raccontarvi episodi paurosi, prendevate i film dell'orrore e poi non riuscivate a dormire. Ma ero contenta di vederla allegra, aperta, come a volte non era insieme a noi.


Matilde era curiosa e piena di interessi, amava scrivere, fotografare, amava la musica e la danza. Leggeva molto, le era sempre piaciuto ed avevamo l'abitudine di andare insieme in libreria, io andavo a vedere i libri per me e lei sceglieva le cose che le piacevano, la rivedo piccola, con i capelli corti e lisci, i blue jeans e una maglietta azzurra, tra gli scaffali dedicati ai libri per l'infanzia a sfogliare i suoi preferiti, aveva una passione per Geronimo Stilton. Ora invece mi chiedeva consiglio su cosa leggere, proprio qualche giorno prima di quel mercoledì le avevo dato diversi libri che pensavo le sarebbero piaciuti, per le sue letture estive, li aveva messi nella sua libreria.


La musica era una passione che condivideva con noi, ascoltava e sceglieva i suoi preferiti, amava i Pink Floyd, i Led Zeppelin, i Coldplay, i Green Day gli Avenged Sevenfold, i Negramaro. La ricordo che provava a suonare alla chitarra Wish you were here, a volte da sola, a volte con Martina. Mi prendeva in giro quando io ascoltavo i Marta sui tubi, lei e Valeria facevano il verso alle mie canzoni preferite e ridevamo insieme.


La sua risata, come mi manca la sua risata.


Quando ballavamo in sala sulle musiche che ci piacevano e poi mi dicevano che ero una pazza. Quando cantava concentrata, ma mai ad alta voce, quasi lo facesse solo per sè...e a me diceva che ero stonata. Quando ballava sul palco del Moderno insieme al suo gruppo di danza e sembrava così sicura, così spavalda, con la parrucca verde e le calze a righe.


Era intelligente e profonda. Tutte le sue insegnanti apprezzavano la sua intuizione, la sua logica, ma poi dicevano anche che era incostante, che poteva fare di più. Ma avevamo capito che lei era così, aveva bisogno di seguire i suoi ritmi, studiava le cose che le riuscivano meglio, con il resto provava a cavarsela con poco. Però le piaceva scrivere, aveva una sua pagina su FB, Pensiero stupendo, e nelle sue cartelle sul computer c'erano ancora altre pagine, alcune ve le leggeremo oggi, perché sono belle.


Non so se lei si rendesse conto di quanto valeva, mi rimane il dubbio che non lo sapesse. In una delle sue pagine si descrive sottolineando tutti i suoi “difetti”, quelli che la rendevano vera: chiusa, permalosa, pigra, con la testa tra le nuvole.


Mi piaceva quando stava sul divano con il computer sulle gambe e scriveva sulle chat, ma intanto ascoltava anche quello che dicevamo ed a volte interveniva con qualche battuta.


Era appassionata di fotografia, come il padre. Le avevamo regalato la macchina fotografica Canon per l'esame della terza media. La foto che abbiamo scelto per la locandina del concorso fotografico che le abbiamo intitolato la rappresenta bene, la rivedo in quella posizione, con la macchina a coprirle il viso, in tante situazioni, durante i viaggi, ma anche a casa, mentre fotografava Valeria. La sua Canon se la portava fuori quando usciva con voi, fotografava tutto, con un suo sguardo particolare. Mi mancano moltissimo le sue foto. Abbiamo fatto un viaggio e spesso ho pensato a come sarebbero state le sue foto, a cosa avrebbe visto Matilde.


Mi piaceva molto parlare con lei, discutere, si appassionava, anche se non sempre sceglieva di andare fino in fondo alla discussione, ed allora si chiudeva.


Metteva spesso degli schermi, la macchina fotografica, la scrittura erano dei modi per svelarsi con la mediazione di uno schermo. Non era diretta, ci pensava prima di esprimere una sua opinione. Mi piaceva quando mi raccontava del suo mondo, delle sue amiche, delle relazioni a scuola con i professori, delle cose che le piacevano e di quelle che detestava. Camminavamo insieme nel corso Carducci e Matilde era accanto a me, già più alta di me, e pensavo che stava crescendo, che era così matura per la sua età.


Aveva una particolare sensibilità nelle relazioni umane, una tendenza a scegliersi sempre delle amicizie complicate, non banali, un po' pazze. A volte mi preoccupavo, però ero anche orgogliosa di questo suo lato.


La sua prima amica della scuola materna si chiamava Martina, era una piccola bulla, nel modo in cui può esserlo una bimba delle materne, era una dura, che si faceva rispettare e che aveva preso sotto la sua protezione Matilde.


Alle elementari oltre alle sue amiche del cuore, aveva un particolare affetto per una bimba che difendeva sempre se capitava che si mettesse nei guai con le maestre. Alle medie aveva fatto gruppo con le FUGS, Filippa, Uga, Giuseppa, Saveria, e con altre ragazze, che sono qui oggi, e che sono state le persone con le quali Matilde è maturata e cresciuta, anche nelle liti, anche nelle difficoltà, soprattutto per quelle. Quante volte mi ha parlato di voi, quante volte abbiamo discusso delle vicende che vi succedevano.


Anche a danza, al liceo linguistico aveva subito scelto delle amiche speciali, era inizialmente riservata, ma poi riusciva ad entrare nel cuore. Diceva di se stessa: “mi affeziono lentamente alle persone”.


E poi c'è stato il suo amore, quello che l'ha messa in crisi, una crisi che non ce l'ha fatta a superare, ed in un momento di panico, un tragico imprevedibile momento di paura, l'ha spinta a fare un gesto assurdo per tutti noi.


Ho riletto le pagine che Matilde scriveva al suo amore e sul suo amore, mi sono anche chiesta se io ho davvero mai amato così, in quel modo pazzo e assoluto che forse solo un'adolescente può sentire. Matilde si sentiva completamente in balia di quello che provava, lo scriveva, ce lo diceva.


So che non tutti comprenderanno o condivideranno quello che sto dicendo, forse neanche le persone che sono più vicine, ma mi sono convinta che il gesto di Matilde è stato un gesto di amore. Ha sacrificato se stessa per non trovarsi in una situazione nella quale avrebbe messo troppe persone ed in particolare quelle che amava di più ad affrontare un problema che le è sembrato irrisolvibile.


Noi sappiamo che non lo era, che avremmo insieme, tutti, trovato una soluzione, ma a lei in quel momento tragico è sembrato così. E' stato solo un momento. Sono anche convinta che se potessimo, solo per un istante, vederci e parlarci, lei ci chiederebbe scusa ed anche noi le chiederemmo scusa di non aver capito la sua paura.


Ma il suo gesto è irreversibile.


Ora lascio lo spazio alle parole di qualcuno che vorrà ricordarla, noi siamo qui per ascoltarle.


Poi vorremmo condividere con voi le sue foto e le sue parole, che una nostra amica ha cercato di mettere in ordine in un libro in formato digitale, http://www.shorted.eu/2013/06/26/a-volte-il-cuore-2/#.UcyUMUFH5LN, Nerina ha trovato il modo di collegare lo sguardo e il cuore di Matilde, con una intensità che rende pienamente il suo mondo.