venerdì 13 luglio 2012

Lettera a Matilde


Vorrei chiederti perdono, amore,
per quella sera, per essermi arrabbiata, per averti lasciato da sola, per averti fatto sentire la mia delusione, per non averti costretto a parlare ed aver accettato che te ne stessi in camera tua.

Vorrei riuscire a credere che sei da qualche parte ad ascoltarmi e che puoi vedere il mio dolore lancinante, il dolore immenso di tutti quelli che ti volevano bene.

Vorrei che tu fossi in grado di perdonarmi.

A volte dopo che avevamo discusso, (non era la prima volta che succedeva..) ti chiedevo scusa, ti ricordi? A volte ti dicevo che ero stata io a sbagliare. Pensavo che questo avrebbe messo degli anticorpi nel nostro rapporto: non volevo che tu mi sentissi infallibile, che pensassi che non si poteva rimediare agli sbagli. Pensavo che avrebbe insegnato anche a te a chiedere scusa.

A volte invece facevo la dura, perché pensavo che ti avrei fatto capire che dovevi essere più responsabile, che dovevi pensare alle conseguenze di quello che facevi, perché è giusto essere in grado di affrontarle. A volte ti ho messo in punizione, anche per lunghi periodi, e mi sembrava che capivi, che accettavi e cercavi di riparare.

Perché è possibile rimediare agli sbagli.

(tranne a questo...tranne a questo)

Mai avrei pensato che tu potessi fare il gesto che hai fatto.

Mai nessuno, tra chi ti amava e ti era vicino, ci ha pensato.

(Ho chiesto, sai? Ho cercato e cercato ogni indizio, ogni segno..)

Quella sera cercavo di farti sentire il rischio che correvi, quanto potevi cambiare la tua vita. Non ho pensato che ti saresti sentita abbandonata, che ti saresti sentita così colpevole da punirti, mai avevo avuto dei segnali da te che potevi farti del male.

Non eri depressa, non eri malata, non eri in conflitto con me, con noi.

Hai pensato che ti saresti trovata da sola con una vita che non avresti saputo gestire, pensavi che non ti avremmo fatto legare a lui.

Penso che lo amavi davvero, ma anche che cominciavi a vedere che c'era qualcosa che non andava. Ti sei trovata in una situazione del tipo “né con te, né senza di te”.

Hai creduto di risolverla eliminando te stessa.

Hai avuto l'idea pazza che era meglio levarti di mezzo e che sarebbe stata la soluzione per tutto.

Oppure forse ha ragione la mia amica, forse ti sei solo affacciata troppo dal balcone interrogandoti su quanto fosse possibile fare davvero quel gesto ed hai perso l'equilibrio.

Sono sicura che se potessimo incontrarci di nuovo, se potessimo abbracciarci, se potessimo parlarne insieme, rimedieremmo a tutto questo. Penso che ti chiederei scusa di averti lasciata sola a piangere, di aver chiuso quella porta. Penso che anche tu mi chiederesti scusa, che ti renderesti conto di quello che hai fatto e che non volevi davvero fare.

Intanto se ci sei, da qualche parte, se mi stai guardando, se mi puoi ascoltare, nei miei pensieri, ti chiedo perdono.

Perdonami, amore, ed io ti perdonerò.


(Questa è una delle foto che scattava Matilde.)