sabato 16 luglio 2016

De Il cerchio, della trasparenza e dei segreti (e del M5S).

Quando ero ragazza c'è stato un momento nel quale mi sono sentita così vicina ai miei amici, così integrata nel cerchio dei nostri affetti reciproci, che pensavo che la trasparenza dei nostri pensieri e delle nostre anime, la completa condivisione di emozioni, desideri e paure, non fosse altro che una splendida opportunità.
Tra persone che si amano e si rispettano, pensavamo e dicevamo e cercavamo di mettere in pratica, non c'è niente di più bello che condividere.
I social network non esistevano ancora, ma noi passavamo insieme molto tempo a parlare e discutere sulle nostre letture, i film, lo studio, le amicizie, la famiglia, insomma su tutto quello che è la vita di un adolescente. Era bello pensare che non c'erano filtri tra noi, che tutto poteva essere affrontato, anche quando si trattava di emozioni come la gelosia o la competizione o la vergogna. Fu il momento nel quale aprii i miei diari segreti, anche le pagine degli sfoghi più puri, alle lettura dei miei amici, convinta che potevano sapere e comprendere.
Il libro di Dave Eggers Il Cerchio mi ricorda quel periodo.
Racconta di un futuro molto vicino nel quale i rapporti umani sono ormai del tutto condizionati da un'unico social  network privato, il Cerchio appunto, al quale tutti sono connessi, non solo per il loro divertimento, ma per lavorare, per gestire  la sicurezza  del proprio quartiere, alla fine addirittura per votare. Le  videocamere funzionano a energia solare, sono sempre attive e  ovunque, possono prevenire colpi di stato (vedi quello che è successo stanotte in Turchia), possono dissuadere dal compiere atti criminali.
Il Cerchio ha bandito l'anonimato degli account e emarginato i troll e coloro che nascondevano la propria identità, è in grado di rintracciare ogni evento significativo della vita dei singoli e tiene costantemente aggiornate le classifiche degli smile e dei frown per ogni profilo, per ogni attività. Gli slogan inneggiano ad una totale trasparenza: i segreti sono bugie, solo condividendo ogni angolo della propria esperienza  ci si può prendere cura uno dell'altro, e se non si è disposti a farlo si commette una trasgressione nei confronti della società.
Non è difficile immaginare che questo conduca ad una forma di controllo totalitario. Mi sono preoccupata perchè, proprio in questi giorni, Google mi sta chiedendo se può unire i dati del mio blog con quelli dell'account Google + ,  non è così inverosimile che già abbia chiaro un quadro delle ricerche e  anche dei miei post pubblici su FB.
Eggers  a mio avviso è geniale nel rappresentare il modo in cui  a questo controllo totalitario ci stiamo tutti sottoponendo in modo volontario, coltivando una ideologia della trasparenza della quale non si notano i limiti e i vincoli. Descrive, attraverso una protagonista che sale progressivamente nella gerarchia del network fino a diventarne l'immagine di punta, il modo nel quale tutto questo processo possa essere convincente e condurre ad una adesione quasi universale.
In una delle scene più coinvolgenti, uno dei soci fondatori del  Cerchio intervista la protagonista che ha commesso una lieve infrazione, documentata da una delle videocamere del network. Vuole dimostrare che la trasparenza "panoptica" è l'unica strada percorribile e indurla ad indossare una videocamera che riprenda e trasmetta in tempo reale ogni sua giornata. Mae si fa convincere: aderire ad un gruppo che pensa di essere sempre dalla parte della ragione, che esalta i successi e sembra perdonare gli errori (a patto che vengano riconosciuti ed espiati) rende sicuri e fa sentire amati.
Per questo mi sono ricordata del nostro periodo "totalitario", che in realtà ebbe una fine abbastanza rapida, e passammo dal gruppo come unica fonte di riconoscimento  a dinamiche  conflittuali. Non ho più fatto leggere i miei diari.
Secondo alcuni autori della psicoanalisi interpersonale (Fonagy Target 1996) la capacità di riflettere sulla propria mente nasce nel momento in cui siamo capaci di nascondere una parte di noi, dei nostri pensieri, alla mente degli altri. Il bambino comprende che tutti abbiamo una mente quando comincia a raccontare bugie, per cui si accorge che la madre non ha il potere di sapere se lui sta mentendo. Il segreto e la bugia, così come il gioco e la finzione, hanno un valore evolutivo, possono essere la base del primo modo di riflettere su se stessi. Quindi della nostra identità.
Se la trasparenza diventa la regola la mia identità viene cancellata.
Ma se l'ideologia della trasparenza prende il sopravvento, in nome della sicurezza, come sta ad esempio avvenendo di fronte al terrorismo, se cerco di nascondermi, se mantengo privato il mio mondo di pensieri ed emozioni,  divento un sospetto.
C'è una idea "geniale" nel libro  che proporrei ai politici del M5S: indossare sempre una videocamera, per documentare la purezza di ogni contatto con i colleghi, con i cittadini e con  eventuali sponsor che volessero avvicinarli per corromperli.  Proverebbero irrefutabilmente di essere diversi da tutti gli altri partiti. Nel libro di Eggers alla fine tutti i politici si piegano a questa innovazione. Chissà se non ci hanno già pensato alla Casaleggio SPA.



lunedì 11 luglio 2016

Aragosta contro Dio

Grazie a mia figlia e a due amici cinefili ho rivisto Dio esiste e vive a Bruxelles (Jaco van Dormael), già apprezzato come mio miglior film del 2015,  e ho scaricato da Google Play The Lobster (Yorge Lanthimos),  entrambi ambientati in una realtà ipotetica e  surreale. I due film  sembrano  interrogarsi e riflettere sui quesiti più profondi della nostra esistenza. Si differenziano però nello stile e nelle atmosfere: per quanto entrambi mostrino una vena umoristica, nel caso del primo si tratta di una ironia leggera, venata di poesia e di speranza, mentre The Lobster risulta cupo, sarcastico e disperato. La fotografia infatti nel primo film è varia, dai grigi ai toni brillanti,  effetto cartoon, mentre nel secondo è giocata solo su  toni grigi e marroni.
Il mondo immaginato dal regista belga è uno scherzo di un dio indifferente ed egoista, ( un grande Benoit Poelvoorde) che scrive  le leggi del suo passatempo ( accusando  Murphy di averlo copiato) , in un gioco crudele nella sua insensatezza, ma non risulta antiumanistico. La recitazione è corposa, scoppiettante  e i personaggi appaiono credibili anche se messi in situazioni assurde. Ea, la figlia di dio, invia   la data della propria morte agli uomini, per costringerli e ripensare ciò che fanno e ciò che possono ancora compiere, senza paura. Le  imprese di alcuni suoi prescelti, ma sempre per  caso, diventano  i vangeli di una nuova era al femminile, con tanto di sfondi floreali,   illustrati  con metafore visive e quadri viventi : "la sua voce aveva un suono simile a  trenta uomini che schiacciano noci" è la frase illustrata di una apostola.
La recitazione di The Lobster è piatta, senza increspature, quasi a sottolineare la distanza tra  un'apparenza di senso e le scelte invece assurdamente insensate che i personaggi  compiono. Anche gli ambienti fin troppo normali contrastano con le scene di aggressioni e violenze. Nel mondo distopico di Lanthimos le leggi, create dagli uomini,  sono volte a realizzare non si sa bene quale utopico regolamento delle relazioni umane, del quale non si comprende lo scopo. Il protagonista costretto a trovare una compagna, perchè non si può rimanere single,   sceglie di corteggiare proprio una donna "crudele", adeguandosi, anche se per finta, alla sua crudeltà e ne rifiuta invece un'altra perchè non ha i capelli corti. Un Colin Farrel vuoto, sempre uguale a se stesso, si dovrebbe innamorare, uccide, scappa e alla fine, forse, si rende cieco.
Pur essendo simili nel tentativo di interrogare lo spettatore in modo  filosofico i due registi si distanziano nel tipo di umorismo, tenero e solidale quello di Van Dormael, grottesco e distante, fino ad essere freddo, quello di Lanthimos, e divergono nell'idea di una umanità, frutta di uno scherzo, ma disponibile a mettersi in gioco e a ritrovarsi,  e invece nella rappresentazione di una umanità costretta da regole e principi sociali dai quali non si riesce a fuggire neanche quando si scappa. Un mondo di speranza, anche se confrontato con l'illusione di una Provvidenza che non è altro che un inganno, contro  un mondo disperato, che l'amore non salva, perchè è la violenza a vincere comunque.
Se dovessi scegliere, vivrei a Bruxelles.