martedì 22 gennaio 2013

"Siamo artificieri del nostro destino"

Siamo stati allo spettacolo Urge di Bergonzoni. Ero un po' scettica perchè la sua comicità la trovo difficile, a volte non afferro subito il gioco e questo mi spiazza. Invece  mi sono divertita molto ed ho anche capito quasi tutto! E' uno spettacolo che andrebbe visto e rivisto, per apprezzarlo davvero. Bergonzoni tiene la scena per un'ora e mezzo, da solo, in un monologo complesso, pieno di destrutturazioni di parole e quindi di pensieri. Rivolta il senso del linguaggio, crea parole che costringono a pensare,  costringono a cambiare prospettiva.
E' una capacità che alcune persone hanno naturalmente (ne conosco una) ed io in fondo le invidio.
I nonsense possono essere comici, assurdi, surreali, ma quando invitano a rivoltare le certezze riescono addirittura ad essere rivoluzionari e creano nuovi pensieri, come una "apologia di creato"!
Mentre cercavo di seguire il suo flusso avrei voluto a volte fermarlo e chiedergli di ripetere e prendere appunti, ma forse anche immergersi nel ritmo serrato che riesce a tenere fa parte del gusto.
Quindi lo consiglio davvero, mi ha conquistato.
Eccone piccole anticipazioni.

Urge di Alessandro Bergonzoni

venerdì 11 gennaio 2013

Nietzsche

Il grande dolore soltanto, quel lungo, lento dolore che vuole tempo in cui, per così dire, veniamo bruciati come una legna verde, costringe a discendere nelle nostre ultime profondità e a sbarazzarci di ogni fiducia, di ogni bontà d'animo, d'ogni camuffamento, d'ogni mansuetudine, d'ogni via di mezzo, di tutto ciò in cui forse una volta riponemmo la nostra umanità. Dubito che un tale dolore renda migliori eppure so che esso ci scava a fondo.

La Gaia Scienza (Adelphi 1993)


Leggevo il libro di Laura dalla Ragione, L'inganno dello specchio, ed ho trovato questa citazione, mi ha colpito.

martedì 18 dicembre 2012

Il concorsone e la meritocrazia.

C'è qualcosa di sbagliato nella  mentalità degli italiani se ci scandalizziamo del medico che commette un errore e dell'insegnante impreparato,  ma ci lamentiamo di prove di valutazione selettive.
Come è possibile selezionare davvero dei professionisti, siano essi medici, insegnanti, magistrati, se non si ammettono dei criteri di valutazione severi ed abbastanza oggettivi?
Le polemiche di questi giorni sulla prova di selezione del concorsone mi hanno provocato alcune riflessioni.
Prima di tutto ho provato a fare la prova con il simulatore online. Al primo tentativo sono riuscita ad arrivare a 33 punti. Sono necessari 35 punti su 50, se si risponde bene si ottiene un punto, se si dà una risposta errata c'è una penalizzazione di 0,5, se non si risponde non si ottengono punti nè penalità. Al secondo tentativo ho totalizzato 28. Al terzo tentativo ho superato la prova col punteggio  minimo 35.
Penso che se mi fossi allenata di più e che se avessi migliorato alcune conoscenza soprattutto nella fisica e nell'informatica, di base, avrei potuto avere buone probabilità di superare la prova. Il mio punteggio era infatti totalmente positivo nelle prove di comprensione verbale, mi mancavano alcuni punti nelle prove di logica (odio gli esercizi in cui va scoperta la regola della serie di numeri), ho fatto un errore su un termine di informatica che non conoscevo e su una frase di inglese.
Insomma nel mio piccolo non ho trovato queste prove così impossibili come vengono descritte dai giornalisti o da chi non l'ha superata. Con questo non voglio sostenere che basti questa prova per insegnare, infatti il concorso prevede che dopo questa prima selezione il candidato abbia 24 ore per preparare una lezione ed un piano didattico, per poi esporlo in mezz'ora di lezione simulata di fronte ad una commissione.
Mi piacerebbe che la discussione sulla valutazione fosse affrontata in modo più serio, mi sarebbe piaciuto che qualche giornalista avesse consultato degli psicologi  che si occupano ad esempio di selezione del personale o dei pedagogisti. Sarebbe necessario che qualcuno cominciasse a porre il problema della valutazione in modo più coerente.
Mi stupisco che proprio degli aspiranti insegnanti si indignino di affrontare una prova oggettiva, che poi è solo una prima scrematura, quando uno dei loro principali compiti sarà proprio confrontarsi con il problema della oggettività della valutazione delle prove dei loro alunni.
Non è facile valutare il merito. Il tema della valutazione delle prove, così come della valutazione della intelligenza o di altre capacità cognitive, è un tema complesso ed è alla base della nascita della psicologia.
Le scienze psicologiche sono nate proprio dalla esigenza delle società moderne di avere la persona giusta al posto giusto. Inizialmente al posto del lavoro, in seguito ad altri tipologie di posti.
Su questo tema si sono impegnati molti studiosi, si è sviluppata la pedagogia e la psicometria, ci sono tesi e opinioni discordanti, ma è tutto fuorchè un tema banale come viene presentato in queste giornate.
A me pare  che il ministero stia facendo per la prima volta uno sforzo per una selezione che non sia condizionata da conoscenze, raccomandazioni, opinioni discutibili, criteri diversi da commissione a commissione. Si sta cercando di creare una prova iniziale che valuti le competenze di base di un buon insegnante: le sue competenze lessicali, la comprensione di un testo, le capacità di ragionamento logico, la conoscenza di alcune formule di base, la capacità di orientarsi sull'uso del computer e di una lingua straniera. Queste non sono certo tutte le competenze necessarie, ma sono quelle che un buon insegnante deve avere. Perchè sono quelle che richiederà anche ai suoi allievi.
Si obbietta che un insegnante di italiano non deve avere competenze matematiche. Nelle prove che ho trovato la matematica è quella di un buon istituto superiore. Io ho fatto il classico e  non ricordo le equazioni o l'algebra, ma se mi ci mettessi potrei recuperare queste conoscenze. Sono appunto conoscenze di base. La mia capacità di preparare una lezione su Leopardi verrà messa alla prova nell'esame successivo.
Anzi io avrei aggiunto a questo tipo di prove anche un esame delle capacità di comunicazione e di gestione di un gruppo classe. Capacità che sono essenziali in un buon insegnante, ma alle quali purtroppo non prepara ancora nessun corso di studi.
Penso che la nostra classe insegnante  delle scuole superiori dovrebbe avere due lauree, anche brevi: una prima  nella materia che si desidera insegnare ed una seconda in scienze pedagogiche. Invece purtroppo in Italia l'insegnamento è stato per molti una scelta di ripiego (parlo soprattutto per le scuole superiori), mentre è una professione di tutto rispetto, con una sua intrinseca difficoltà, che richiede persone motivate, preparate, intelligenti e con una personalità abbastanza equilibrata. Insegnanti così avrebbero diritto a stipendi ottimi, ma solo dopo una selezione severa.

domenica 9 dicembre 2012

Un luogo per noi

Ci sarà una ragione per cui nei millenni gli essere umani hanno sentito il bisogno di preparare un luogo dove far stare i propri morti.
Oggi ho fatto una veloce visita alla tomba di Matilde, il viale che mi porta in quel luogo mi è sembrato familiare, come un posto che ormai  fa parte della mia vita.
Fino a qualche tempo fa dicevo di non amare i cimiteri. Dicevo che volevo essere cremata e che le mie ceneri fossero disperse. Anche Matilde lo diceva.
Ora invece avere un posto dove poterla ricordare è diventato importante. Certamente il ricordo è sempre con me, è nella sua stanza, nei luoghi di questa città che lei ha vissuto e frequentato, è in ogni persona che l'ha conosciuta e che l'ha amata.
Ma è anche lì, sotto la pioggia e sotto il sole, nel vento e nella terra.
C'è una ragione per cui vogliamo testimoniare il passaggio di una persona su questa terra, c'è una ragione per cui vorremmo che questa testimonianza potesse durare  in eterno.
Gli antropologi fanno risalire all'Homo Sapiens l'usanza della sepoltura dei morti.
La credenza in un'altra vita ci rende umani.
La memoria dei morti ispira la letteratura, la poesia, la musica, l'architettura.
La memoria ed i riti intorno alla morte hanno creato le religioni.
Dalla riflessione sulla morte nasce la filosofia.
Diceva Epicuro che là dove c'è la morte non ci siamo noi e che dove ci siamo noi non c'è la morte.
Epicuro parlava della propria morte, non della morte dei nostri cari.
Mi hanno detto, tra le tante cose che ho sentito, per consolarmi, che se Matilde non c'è più non sente più nulla ed ha smesso di soffrire. La morte è la fine di ogni sofferenza.
Ma dove c'è la morte c'è qualcuno che ricorda e che piange la persona scomparsa.
Dove c'è la morte si crea un buco, un'assenza, incolmabile per chi rimane.
I cimiteri servono alla nostra sofferenza, non servono ai morti, servono a noi.
Per questo non riuscivo a capire e ad amare la loro esistenza, prima di aver subito questa perdita.
Il cimitero è ora diventato un luogo che mi aiuta a tollerare, a volte, la sua assenza, un luogo dove posso avere, a volte, la sensazione di ritrovarla.


domenica 25 novembre 2012

Ancora sulla sessualità e sull'educazione ai ruoli sessuali.

Andrea portava a volte dei pantaloni rosa, Andrea si è impiccato. Secondo alcuni amici e secondo la sua famiglia Andrea era preso di mira dal bullismo di alcuni coetanei omofobi. La Procura sta indagando su questo. Non è chiaro quanto la discriminazione nei confronti di una sua presunta omosessualità, comunque nei confronti dell'adottare comportamenti non conformi alla identità di genere, intesa nel suo senso più ristrittivo, possano aver pesato nella decisione che ha preso. Come ho potuto sperimentare in prima persona, è estremamente difficile capire fino in fondo il gesto di un suicida, soprattutto quando è così giovane. Mi sento davvero vicina ai suoi cari.
 Però una considerazione, mentre ne leggevo, mi si è inevitabilmente presentata: siamo ancora molto lontani da una società nella quale i comportamenti sessuali (e le identità di genere) possano essere liberi e consapevoli. Se si vuole offendere un ragazzo si usano parole per definire la sua presunta omosessualità, per offendere una ragazza si usano parole per definirla come una prostituta. Leggo a volte su Facebook attacchi verbali nei confronti di ragazze, che sono tutti riferiti alla loro "libera" sessualità e la cosa che mi sembra più grave è che vengono soprattutto da altre ragazze. I comportamenti sessuali sono usati come una arma, perchè sono di per sè uno scandalo. Cosa c'è di male nell'essere omosessuali, cosa c'è di male nel fare sesso con più ragazzi? Inoltre si accusa di comportamenti "liberi" solo le ragazze che lo fanno. Mentre i ragazzi che invece hanno molte esperienze sessuali sono "ganzi", ma se non ne hanno possono subito essere accusati di essere gay.

Perchè siamo ancora incatenati in questi stereotipi? Perchè lo sono i nostri figli? Basterebbe una legge sulla omofobia? E una legge che combatta il sessismo potrebbe cambiare davvero questo modo assurdo di pensare? Le leggi sono importanti e spero che l'iter della legge che è stato presentato dalla deputata Concia vada avanti, ma le leggi non bastano. Continuo a pensare che dobbiamo educare le nuove generazioni al rispetto di ogni comportamento sessuale che non leda la libertà delle persone coinvolte e a vivere la propria sessualità in modo che sia un momento per provare piacere e per entrare in relazione con gli altri. In un mondo così forse non esisterebbe neanche la prostituzione.

Ma sento una grande indifferenza rispetto ai temi di una nuova educazione sessuale. Nonostante ora su Facebook molti profili si siano tinti di rosa penso che continuerò a vedere commenti, barzellette o stati sottilmente, ma a volte neanche troppo, omofobi o sessisti. Nonostante la giornata contro la violenza verso le donne, i femminicidii continueranno finchè non saremo in grado di cambiare il modo in cui facciamo crescere i nostri figli, il modo in cui trasmettiamo loro il senso di essere uomini e donne, il significato e la complessità della vita sessuale.

Ci sono associazioni di uomini come Maschile Plurale (www.maschileplurale.it) che finalmente cercano di ragionare su un modo diverso di essere maschi così come molte associazioni e studiose hanno ragionato sull'essere femmina. Sarebbe bello che anche all'interno del corso di studi dei nostri ragazzi ci fosse uno spazio per conoscere il tema e per rifletterci. Ci sono insegnamenti universitari di storia dell'identità di genere, a me sembrerebbe utile introdurre in modo stabile nei curricula delle scuole superiori una "educazione ai ruoli sessuali", piuttosto che l'educazione sessuale come viene comunemente intesa. Mi piacerebbe che si discutesse seriamente di questo, potrebbe portare ad un mondo diverso.

mercoledì 14 novembre 2012

Chi ha davvero l'XFactor nel centrosinistra.

Il dibattito televisivo tra i candidati premier del centro sinistra si è svolto nello stesso studio della trasmissione XFactor. Il format musicale cerca un talento del canto, spesso i giudici dicono di cercare una Voce. Anche il nostro centrosinistra sta cercando una Voce, una persona che sappia interpretare, proprio come un bravo cantante, uno e più temi della nostra situazione sociale e trasmettere delle emozioni che possano portare a vincere le elezioni. A mio parere il giudizio non è semplice. Bersani si è mostrato tranquillo e quasi super partes, come se fosse un capofamiglia soddisfatto della sua turbolenta parentela. Renzi è stato efficace e diretto, ha tenuto bene lo schermo ed il confronto anche quando ha ammesso di aver dato fiducia a Marchionne. Vendola si è prodotto nel suo lato affubalatore, da acchiappanuvole, ma senza strabordare e ricordando che si rivolge a chi ha ancora da acquisire diritti e benessere. Tabacci mi è piaciuto, non l'avevo mai sentito parlare e mi è sembrato competente e convinto di questa alleanza, anche ammettendo le sue particolari differenze sui temi etici. Dalla Puppato forse mi aspettavo qualcosa di più, però nel complesso è stata seria e concreta, puntando sulla sua capacità di amministratore e sui temi della green economy. Non ci sono state offese e grida e tutti hanno mantenuto un tono da bravi fratelli, che a volte non riescono a tenere sui giornali. Nei sondaggi dell'Unità vince Bersani, mentre nei sondaggi del Corriere vince Renzi e in quelli della Repubblica Bersani e Renzi sono alla pari. Vendola rimane terzo in tutti i sondaggi, la Puppato e Tabacci prendono poco, sono minoritari. Però forse quello che è emerso è che ad avere l'XFactor è il gruppo. Mi è sembrato che se riuscissero a mantenere gli stessi toni, la stessa capacità di ascolto e di moderare le opinioni anche quando stendono i programmi e, se mai vincessero, anche quando poi governano, forse la Voce potrebbe essere corale. Vincerebbe un Gruppo, non un singolo. Eppure in ogni buon gruppo ci vuole un leader. Lo dico con franchezza, fino a qualche mese fa tifavo per Renzi. Penso che ha posto sul tappeto delle questioni importanti, che non si possono riassumere schematicamente nella parola rottamazione, ma che hanno un senso per la vita di partiti che vogliono davvero confrontarsi con l'antipolitica e con il futuro. Credo che il suo insistere sul rinnovamento del PD abbia fatto bene al PD. Mi trova fondamentalmente d'accordo anche su alcuni temi di modernità, sul lavoro, sulla scuola, sul finanziamento della politica. Però se vincesse avrebbe contro una buona parte del partito e della alleanza e non so quanto potrebbe giovare questo ad una coalizione che voglia davvero durare e governare. Renzi ha l'XFactor, ma non il gruppo. Anche Vendola ha un ottimo XFactor, anzi direi che proprio per questo riesce sempre ad emergere sia nelle trasmissioni televisive che sui giornali. Ha personalità e progetto, ricorda sempre la possibilità di una società più giusta e questa idea del futuro è potente. Però alla fine anche lui non avrebbe tutto il gruppo alle spalle. Non ci rimane che Bersani, il solido, tranquillo capofamiglia. Ha sicuramente meno carisma, ma può contare sulla organizzazione del partito e su una capacità di mediazione che potrebbe far reggere a lungo il governo, in modo da fare fino in fondo le riforme di cui abbiamo bisogno. L'unico dubbio è che una sua vittoria immediata possa portare troppa sicurezza a chi nel PD pensa che non ci sia niente da cambiare. Allora penso che voterò Bersani in seconda battuta, al secondo turno delle primarie .....l'hanno messo apposta un secondo turno, no?

giovedì 1 novembre 2012

Solidarietà

Ieri ho incontrato una persona che in genere saluto, senza conoscerla davvero. Mi ha fermato, sapendo del mio lutto, e mi ha chiesto come sto. Ho risposto vagamente, non sapevo bene cosa dire, non siamo in una relazione di confidenza. Questa persona ha cominciato a dirmi che la morte di Matilde ha sicuramente un senso, che ora non posso vedere, ma che forse col tempo potrò scoprire. All'inizio mi stavo irritando, infatti ho risposto che ora tutto mi sembra solo assurdo. Ma poi ha continuato a parlare, mi ha detto che la vita è crudele, ma eventi così tragici possono servire a vedere la nostra posizione nel mondo in un'altra prospettiva. Ha accennato al fatto che anche a lei era capitato qualcosa di simile, non una morte, ma una sofferenza molto grande. Ne aveva colto il senso solo con il tempo. L'ho ascoltata pensando che voleva rassicurarmi, che voleva in qualche modo sostenermi. Ho pensato che è questa la solidarietà: quando ci si trova di fronte all'inspiegabile, assurdo modo che ha la vita di colpirci e si cerca di fare fronte comune, si cerca di ridare un senso a quello che non sembra averne. Mi ha colpito molto in questi mesi il fatto che diverse persone che credevo semplici conoscenti si siano avvicinate per dirmi qualcosa, per mostrarmi in qualche modo la loro solidarietà. Hanno trovato, in forme diverse, un modo per dire: è vero, è terribile, è capitato a te, ma può capitare a chiunque ed in questo voglio esserti vicino, voglio darti una speranza, voglio testimoniare la nostra finitissima umanità. La solidarietà sta nella testimonianza dell'umana fragilità e dell'unica forza che vi si può opporre, la condivisione. L'ho abbracciata e baciata, quella persona, prima di questo momento non le avevo mai neanche stretto la mano. Volevo ringraziarla e farle sentire che la sua vicinanza l'accettavo, con un abbraccio, uno dei gesti più belli che hanno gli uomini per stare vicini. Ho abbracciato tante persone ultimamente.