martedì 7 settembre 2021

Per crescere un bambino ci vuole un villaggio.

 PROPOSTE PER UNA CITTA' A MISURA DI RAGAZZI

Nella campagna elettorale per Grosseto Città Aperta mi sembra utile  pubblicare su questo  blog i motivi per cui la nostra lista  ed il mio contributo potrebbero fare la differenza per Grosseto.

Comincio quindi da uno degli argomenti sul quale mi sento più preparata: come tutelare il benessere psicosociale dei nostri ragazzi. Ho avuto la fortuna in questi anni di lavorare a stretto contatto con molti adolescenti e giovani, di ascoltare le loro insoddisfazioni, le richieste al mondo degli adulti, i sogni su loro futuro.

La prima fondamentale criticità che ravvedo, insieme ai colleghi che con me hanno lavorato sulla salute mentale dell'adolescenza, è la mancanza di spazi urbani adeguati all'età tra i 12 ed i 18 anni.

Anche se siamo siamo abbastanza fortunati, perchè Grosseto ha molti spazi verdi, molte piazze, molti edifici pubblici (spesso da ristrutturare), è ' mancata però, soprattutto negli ultimi anni, una visione per usare gli spazi verdi o alcuni edifici pubblici  in modo inclusivo e partecipato.

I nostri ragazzi vanno il sabato in centro, a fare "le vasche", qualcuno va sulle Mura, a fumare e chiacchierare. Utilizzano gli spazi che ci sono, ma senza che siano stati progettati per loro.

Poi c'erano al parco di via Giotto delle rampe per gli skate, che sono state levate. Mi hanno raccontato  che è successo  perchè erano usati da bambini piccoli che involontariamente erano stati investiti da ragazzi sugli skate. La soluzione è stata semplicemente levare le rampe, senza riuscire a progettare degli spazi adeguati alle diverse età.

Fateci caso: a Grosseto ci sono diverse aree giochi per bambini e famiglie, ma se si scavalca l'età delle scuole elementari scompare qualsiasi spazio pensato per la comunità giovane.

Anche le panchine e i tavoli al parco di via Giotto sono contati e contesi. I ragazzi mi raccontano che soprattutto con il lockdown andare a studiare all'aperto con gli amici era un modo di ritrovarsi senza doversi chiudere in casa. Ma dovevano stendersi nei prati, perchè non ci sono abbastanza tavoli.


I  nostri ragazzi non sanno dove andare per stare insieme, oltre alla scuola e allo sport. Ma sia nella scuola che nelle attività sportive i gruppi  non sono costruiti con delle scelte libere, quasi sempre sono già formati. Invece l'età dell'adolescenza  si pone al limite tra la ricerca dell'autonomia e della libertà ed il bisogno ancora di protezione e guida.

Gli adulti devono cogliere i bisogni e accompagnarli, ma anche lasciarli andare e permettere che sperimentino da soli. I ragazzi non vogliono amici imposti, relazioni già chiuse, programmi già decisi, vogliono provare a sperimentare nuovi percorsi.

Dobbiamo pensare di rivitalizzare i parchi come luoghi di incontro, oltre che con panchine e fontane o giochi per bambini, anche con rampe per fare skateboard o strutture per il parkour o spazi per pattinare. Questo eviterebbe che gli adolescenti competino per l'uso dei giochi nel parco di via Ximenes. Invece di mettere le grate ed i cancelli bisogna offrire spazi adeguati per loro.

Anche le Mura, che sono state chiuse dai cancelli in virtù di una presunta sicurezza,  potrebbero rappresentare l'ambiente adatto a  dei punti di incontro o all'organizzazione di manifestazioni per i ragazzi, attraverso  con un meccanismo di autogestione responsabile,  con il coinvolgimento delle associazioni degli studenti.

Gli adulti dovrebbero solo fare da supervisori di queste attività, con educatori professionali e psicologi formati in un ottica di psicologia di comunità.(Perchè la psicologia e l'educazione non si applicano solo al singolo, ma prima di tutto alla vita dei gruppi sociali).


Stesso discorso per i campi di calcio o da tennis o per la pallavolo: perchè non pensarle non solo affidate ad associazioni sportive, ma anche come campi da prenotare autonomamente a prezzi sociali, adatti a ragazzi che non hanno grandi risorse?

Non possiamo ripeto contare solo sulle famiglie, perchè è discriminante: ci sono famiglie che possono permettersi di organizzare il tempo dei propri figli con mille attività, fino ad arrivare a volte al rischio di un tempo forzato, senza spazi liberi  e di autonomia, mentre  ci sono altre, che invece non possono offrire le stesse opportunità, nelle quali  i ragazzi corrono il rischio opposto di sentire il vuoto e la noia in modo distruttivo.

Con la Consulta degli studenti si potrebbe programmare l'uso partecipato delle piazze e dei parchi ascoltando le loro idee ed i loro progetti, organizzando dei concorsi che preminio i progetti migliori, permettendo loro di essere protagonisti degli eventi culturali e non solo fruitori di qualcosa pensato da altri.

Per ultimo un punto importante già citato anche nel programma di GCA: aumentare in numero e la qualità delle piste ciclabili (che non finiscano improvvisamente agli incroci o contro paletti) per consentire la mobilità su bici e quindi incentivare l'autonomia dei ragazzi,  non solo perchè è giusto per il nostro ambiente, ma anche perchè i ragazzi possano crescere più responsabili. Ne sono capaci se diamo loro fiducia.

In sintesi per preservare la salute mentale, il benessere biopsicosociale dei ragazzi, per passare loro il testimone di una politica e di una amministrazione più responsabile, condivisa e partecipata le parole d'ordine sulle quali fondarci sono Ascolto, Autonomia, Autogestione Responsabile

In questo modo potremo avere Innovazione, Sviluppo e Cultura.


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