giovedì 17 novembre 2011

Ci sono giornate nelle quali mi sento stanca del mio lavoro. Sono momenti nei quali tutto sembra faticoso e complicato. Arrivano telefonate e segnalazioni di casi nuovi. Incontro genitori tristi o arrabbiati o scoraggiati e bambini soli con le loro paure e  incapacità.
Mi chiedo come posso aiutarli e perchè ho scelto proprio questo lavoro.
Perché lavoro con i bambini?
Posso dire che ho scelto progressivamente ciò in cui mi sono trovata.
Quando ho vinto il concorso per psicologa nella USL mi hanno assegnato il settore dell'intervento in età evolutiva. Il lavoro con i bambini e gli adolescenti mi ha coinvolto subito per i suoi aspetti molteplici e complessi.
Non è possibile interessarsi di infanzia e adolescenza senza occuparsi di genitori e di insegnanti e progressivamente di comunità allargate.
I bambini vivono con noi, non vengono da soli ai nostri servizi, non chiedono aiuto solo per se stessi, spesso il loro disagio è quello di una intera famiglia, di una intera classe scolastica, se non addirittura di una intera società.
Qualche tempo fa è successo un episodio che ha portato prepotentemente alla ribalta il modo in cui questa società si rapporta all'”Altro”, rappresentato dal bambino così come dal diverso handicappato.
In un video registrato da un alunno e pubblicato impunemente su Youtube, come fosse assolutamente normale, una intera classe sbeffeggiava, offendeva e picchiava un ragazzo Down.
E' un episodio nel quale significativamente erano minori sia i violenti che i violentati.
E' qualcosa che ci dovrebbe fare riflettere più profondamente dello scandalo immediato che ha suscitato.
Il problema non è solo indignarsi perchè una persona viene maltrattata, il problema che dovrebbe tutti coinvolgerci è rappresentato dai ragazzi che insieme, senza voci contrarie, mettono in atto quella violenza e la pubblicano come un trofeo.
Come è possibile che in una società che ha scelto l'integrazione dei ragazzi diversamente abili all'interno delle scuole, che difende la scelta di non segregazione in scuole speciali, non sia ancora cresciuta una cultura di sensibilità e solidarietà con l'handicap? Come è possibile, più profondamente, che il bullismo sia un fenomeno così prepotentemente emergente?
Il bullismo è la perversione della forza, la caricatura della autorità ed è il frutto di una società confusa rispetto ai propri modelli educativi.
Per questo si parla molto di genitorialità, ci sono corsi e seminari rivolti ai genitori, si delega agli esperti il ruolo di educatori e alla fine i servizi per l'infanzia sono pieni di genitori in crisi e di bambini in difficoltà.
Perchè quindi lavoro con i bambini?
Forse perchè la loro sofferenza mi appare più ingiusta di quella di un adulto, perchè carica di variabili sulle quali i bambini hanno la minore incidenza possibile.
Per un adulto spesso esiste almeno una possibilità di scelta nelle condizioni nelle quali vive.
Per un bambino la stessa possibilità di scegliere non è prevista.
E' questa ingiustizia che mi fa continuare a scegliere i bambini.
Voglio dare loro un'altra possibilità.
A volte quando il lavoro va bene, ho l'impressione di riparare almeno in parte ad una ingiustizia, sia essa della natura o della società o della famiglia.
E' una motivazione forte, ancora ora, nonostante diciotto anni di incidenti e scogli e lentezze e ingiustizie del lavoro nella ASL.

Nessun commento:

Posta un commento