domenica 11 novembre 2018

Gli innocenti muoiono.




Ieri sera ho visto il film di Alessandro Capitani In viaggio con Adele. Alla proiezione ha partecipato anche il regista,  premiato nel 2016, meritatamente, per il corto Bellissima con un David di Donatello.
E' la storia di un incontro tra un padre e una figlia, molto diversi inizialmente, che si scoprono vicini durante un viaggio.
Risultati immagini per in viaggio con adeleAldo deve fare un provino importantissimo per la sua carriera e Adele vuole incontrare il suo fidanzato. Ma nel viaggio, in cui ognuno dei due aspira a qualcosa che crede molto importante, alla fine ciò che cercano si rivela una illusione.
Forse è questa rivelazione intrecciata che li unisce, forse è una sintonia nel sentirsi fuori posto, lei  eccentrica, "neurodiversa", lui attore e quindi per definizione fuori dalla realtà.
La storia scorre in paesaggi italiani dimessi, un po' piatti, con una fotografia pastello, che amplifica il pigiama rosa indossato da Adele come maschera, rifugio, nota eversiva della sua neurodiversità.
Ad un certo punto c'è il distacco tra padre , ancora non rivelato, e figlia. Ognuno torna alla sua vita precedente. Adele risale sull'albero sul quale l'avevamo vista all'inizio del film, Aldo prova a conquistare la sua parte nel cinema.
La storia che si era costruita come una favola ironica, a metà tra il road-movie e un romanzo rosa ha uno schiaffo di realtà.
Il personaggio di Adele è molto potente nella sua bambinesca irriverenza, ma è comunque un personaggio fragile, impotente, innocente e inadatto alla vita. Lei prova a definirla  e incasellarla con i fogliettini fucsia, ma la vita le sfugge.
Aldo è nevrotico, ipocondriaco, incoerente e pavido. Non se la sente di prendersi la responsabilità della sua paternità.
Il film aveva in quel momento due possibilità: un finale rosa pastello o un finale nero amaro.
Capitani lasciava aperto il finale di  Bellissima,  sul sorriso della protagonista, ma senza indicare se ci sarebbe stato davvero l'amore. Lo sceneggiatore del film Nicola Guaglianone ha scritto anche la sceneggiatura di Lo chiamavano Jeeg Robot. Il personaggio di Adele ricorda infatti molto quello di Alessia, che però ha un destino tragico.
Riflettendo su questi precedenti ho chiesto al regista se ci fosse stato una discussione sul finale, ma lui ha risposto che fin dall'inizio aveva visualizzato una sola immagine (che non vi spoilero, almeno quella).
Purtroppo anche gli spettatori se lo aspettano fin dall'inizio, è così ovvio che una favola deve finire bene.
Nella realtà  gli innocenti muoiono, soccombono ai fallimenti e alle incomprensioni dei pavidi.
Mi si dirà che appunto si tratta di un film e che quindi almeno nei film si può lasciare la speranza. Però in questo caso  la storia avrebbe acquisito maggiore forza e autenticità, lo scontro tra il rosa e il nero avrebbe spinto ad interrogarsi sulle pieghe dei destini che si incrociano, con un effetto di profondità.
In ogni caso In viaggio con Adele merita di essere visto, anche solo per la bravura dei protagonisti, la conferma di Haber e la scoperta di Sara Serraiocco.
Se vi va, scrivetemi che ne pensate.

2 commenti:

  1. Vivi in questo modo - in modo che le persone, di fronte a te, sorridano e, mentre comunicano con te, diventano un po 'più felici. Citazione da uno dei https://filmstreaming.page/
    film

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