Da adulti si comprende la vita non si fa incatenare in bilanci e che rispondere alla domanda su cosa ti è piaciuto e cosa ti ha deluso non è esente da dolori, da ripensamenti e sensi di colpa. Quindi si smette di chiederselo. (La tentazione dei giovani di modificare la vita viene sopraffatta dalla forza che ha la vita di modificarti.)
Molto più semplice risultano i bilanci del film più bello o del libro più bello.
Quindi direi che nel 2014 ho letto quattro libri che possono classificarsi come i migliori: American tabloid di James Ellroy, Stoner di John Williams, L'incolore Tazaki Tsumuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Murakami Haruki e Il cardellino di Donna Tart.
Sono libri molto diversi tra loro.
American tabloid è un racconto tra la realtà e la finzione degli anni della avventura kennediana, la prospettiva è data dalle figure minori, dai protagonisti in ombra, quindi il ritratto dei personaggi diventati delle icone (i Kennedy, il capo della Cia, L. H. Oswald) si rivela meno piatto e a tratti sorprendente, quando non completamente opposto alla mitografia corrente. Il gioco tra elementi reali ed elementi di finzione è così ben articolato che riesce a coinvolgere, emozionare, disgustare.

Murakami è per me ormai una certezza: la sua scrittura così diversa e la capacità di narrare storie sempre originali al confine tra la realtà e la irrealtà, tra la depressione e l'amore dolente per la vita, con personaggi "incolori", ma vividi mi affascina ogni volta. Murakami scrive in fondo sempre dello stesso tema, sempre dell'amicizia, dell'amore, della morte, sempre della tentazione di un abisso in cui gettarsi e della decisione di non farlo.
Infine ho letto Il cardellino, che ha vinto il premio Pulitzer per la sezione romanzi. E' una storia sul desiderio di perdersi insieme al proprio dolore: un tredicenne scampa ad un evento terribile ma perde la madre. Inizia un peregrinare tra famiglie di amici, la famiglia del padre e della sua compagna, la famiglia della vittima della esplosione, che Theo ha visto morire accanto a lui. Tutto portando con sé un quadro, il pegno dell'amore della madre, della forza della bellezza di fronte alla distruzione.
"Nella misura in cui il quadro è immortale (e lo è), io ho una minuscola, luminosa, immutabile parte di quella immortalità. Esiste; e continuerà ad esistere. E io aggiungo il mio amore alla storia delle persone che hanno amato le cose belle, e se ne sono prese cura, e le hanno strappate al fuoco, e le hanno cercate quand'erano disperse, e hanno provato a preservarle e a salvarle intanto che, letteralmente, se le passavano mano in mano, chiamando dalle rovine del tempo la successiva generazione di amanti, e quella dopo ancora.".
Nella misura in cui la letteratura è immortale, io ho una minuscola, luminosa, immutabile parte di quella immortalità.
E infine nella misura in cui l'amore è immortale, io ho una minuscola, luminosa, immutabile parte di quella immortalità.
E' il più bello delle mie letture del 2014.
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