martedì 7 maggio 2013

Dolce come il Miele

Chissà perchè la protagonista del film diretto dalla Golino ha scelto proprio Miele come nome di servizio?
E'  un personaggio duro, spigoloso, che si tiene necessariamente distante dalle emozioni, anche dalla pietà. Quando comincia a provare compassione e pena, si vede quasi piangere durante uno dei suoi ultimi lavori, smette il suo servizio.
Miele fa morire i malati terminali.
In Italia non è possibile l'eutanasia attiva, cioè la forma di una buona morte, laddove non c'è più speranza di vita, attraverso dei farmaci. Miele fa parte di una rete di medici e volontari che si procurano i barbiturici proibiti, selezionano le richieste da parte delle persone malate o dei loro familiari e provocano una buona morte.
Miele segue delle regole nel suo lavoro. Le regole sono importanti per tenersi a distanza dalla pietà, dal coinvolgimento, dalla colpa.
Quando si trova di fronte ad un suicidio assistito, non ad una eutanasia attiva, cioè di fronte ad una persona che vuole solo morire, senza avere un motivo di salute per farlo, entra in crisi.
Ma questa persona, Carlo, le chiede perchè i suoi motivi non sono  accettabili. Chi stabilisce quali sono i motivi giusti per una buona morte? Quale confine si può mettere tra il diritto di giudicare la propria vita non più degna di essere vissuta e la depressione?
Il film prova a raccontare i livelli di sofferenza e di accettabilità della stessa. In fondo anche Miele non è felice. La vediamo correre, andare  a nuotare, sempre da sola. Fa sesso con un uomo sposato, senza coinvolgimento affettivo, senza pensare ad un legame. Anche nel suo lavoro è sola.
L'unica relazione che sembra coinvolgerla è proprio quella con Carlo, anche lui solo e infelice. Ma Carlo non vuole vivere. Neanche per Miele.
E' un film duro, senza speranze e senza redenzioni. Non vuole dare risposte e non cerca morali facili. Non ho letto il romanzo che fa da trama, ma Covacich è un autore che spesso ha affrontato temi difficili, in parte il film dovrà  anche a lui la sua spigolosità.
No, sicuramente non è un film dolce.

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